Gli acrobati del « Circo filosofico »
Geometria, spazio, equilibrio; cielo, terra; gioco, fatto, paura; cerchio, acrobati, mistero; affabulazione, linguaggio. Un lessico minimo per raccontare le storie che lo scultore Christophe Loyer intreccia intorno a corde a catenelle che non hanno inizio né fine. I personaggi de “Le Cirque Philosophique” sono piccoli uomini che creano regole, circoscrivano confini in un spazio infinito oltre al quale c’è l’abisso. Una sfida quotidiana per la ricerca di un equilibrio perfetto, immobile in un mondo che gira e che cambia continuamente prospettiva. La mostra, esposta fino al 30 giugno nel Castello di Vincigliata, ha un appendice esterna. Tra le torri e i merli del castello; tra le mura del chiostro, tra le folte cime dei cipressi che guardano il cielo si annidano gli “Agrimensori celesti”, sculture in bronzo e acciaio. Anche gli Agrimensori, come gli acrobati del Circo filosofico, obbediscono alla regola della “fune continua” che tutto lega e tutto unisce, determinando forme e traiettorie, rapporti e collegamenti. La “fune” degli acrobati, come le “catenelle” con cui gli Agrimensori misurano gli spazi, sono il linguaggio attraverso il quale i piccolissimi personaggi di Loyer raccontano la vita: le nostre angosce, le nostre fatiche, ma anche le nostre speranze di pigmei sulle spalle di giganti.
Marco Pretellesi, à propos de l’exposition au Castello di Vincigliata, Fiesole
La Nazione, Firenze, 9 mai 1998